Risvegliati o riaccesi?

Poniamoci tutti questa domanda: basta davvero “risvegliarsi” per cambiare le cose? Aprire gli occhi è essenziale, certo, la conditio sine qua non, siamo d’accordo, ma è sufficiente perché si rientri tra coloro che stanno davvero mettendo i bastoni tra le ruote all’attuale sistema?

Per molto tempo ci siamo convinti che la linea di demarcazione all’interno della nostra società fosse quella che intercorreva tra i dormienti, assuefatti ai grandi media, e i risvegliati, consci delle menzogne odierne. Ma forse le cose non stanno esattamente così. O meglio, prendere coscienza del bombardamento propagandistico in atto è lodevole, in molti non vi riusciranno mai, tuttavia, a ben pensarci, non è un reale passo avanti. Equivale ad aprire gli occhi dopo un lungo sonno, non a scendere dal letto. Consapevolezza e azione non vanno per forza di pari passo.

Anzi, la tendenza a rimanere sotto le lenzuola, con lo sguardo fisso al soffitto, paghi dell’aver spalancato le palpebre, è un vizio abbastanza diffuso. Dopo un primo momento di euforia, la mente tende ad abituarsi velocemente alla nuova, strana condizione di chi sì è sveglio ma resta coricato. Una condizione che diventa, man mano, sempre più fastidiosa.

Il dormiente accanto è nelle braccia di Morfeo e russa beato. Il risvegliato invece sbuffa innervosito, non sentendo più alcuno stimolo al sonno, e quando volge lo sguardo al compagno di stanza si chiede come faccia quello ancora a dormire con tutta la luce e tutto il fracasso che provengono dalla strada. Lo compatisce, lo schernisce, eppure, sotto sotto, finisce quasi per invidiarne l’ignoranza. Perché ora il risvegliato dovrebbe alzarsi, scostare le coperte e mettere un piede a terra. Fare qualcosa, provare qualcosa, inventare qualcosa. In una parola: accendersi.

Forse è questa, in un mondo di sfumature e contraddizioni, l’unica vera dicotomia che esiste e conta: quella tra spenti e riaccesi.

Ci si può risvegliare e restare lo stesso con la testa sul cuscino, lamentandosi dei rumori, della luce e del mobilio che si ha attorno, arrivando persino a convincersi che abbandonare quella posizione sia inutile. E le piaghe da decubito cerebrale si moltiplicano, fiaccando energie e volontà.

Oppure, una volta aperti gli occhi, si può vincere l’apatia e lasciare il proprio giaciglio. Le scelte sono tante: militare in un progetto in cui si crede, muoversi sul proprio territorio aggregando persone, creare realtà che sappiano attrarre e mobilitare nuove menti. È faticoso, chi lo nega, ma ci si sente vivi, attivi e partecipi della Storia.

Non accontentatevi di esservi svegliati: accendetevi.

Matteo Brandi

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