Perché difendere il contante

I motivi per cui è essenziale difendere il contante ed evitare che i pagamenti elettronici soppiantino del tutto monete e banconote sono, per me, essenzialmente tre:

1) Il motivo più evidente: le commissioni bancarie. Dover pagare un obolo al sistema bancario ogni volta che si riceve un pagamento tramite Pos è per gli esercenti, già massacrati da una tassazione iniqua, a dir poco odioso. Soprattutto se questa mini-tassa viene applicata su acquisti di minor conto, come un semplice caffé o un cornetto. Si parla di percentuali piccole (in media circa lo 0,7% con distinzioni tra carte di debito e PagoBancomat) che tuttavia, sommate ad ogni transazione portano via un bel po’ di denaro, che viene diviso tra la banca che emette la carta, il circuito della carta stessa e lo strumento Pos. In un momento di difficoltà economica generale, è facile capire quanto tutto questo risulti dannoso.

2) Il motivo più importante: il controllo. Durante le manifestazioni dei camionisti canadesi contro le disposizioni di Justin Trudeau, così come nel pieno delle proteste a Teheran, è bastato un click ai governi per bloccare i conti correnti dei dissidenti e impedire loro di spostarsi, acquistare cibo e comprare medicinali. Poter contare sul contante è un’assicurazione sulla propria libertà personale. Affidarsi totalmente al pagamento elettronico, per quanto comodo, è pericoloso e rende il cittadino inerme di fronte agli autoritarismi, di qualsiasi genere. Stiamo andando verso una società iper-controllata e monitorata, vale la pena correre questo rischio?

3) Il motivo più culturale: la smaterializzazione. Nell’epoca del Metauniverso e delle relazioni social, è importante porre un freno (o almeno un limite) alla dissoluzione della tangibilità dei vari aspetti della nostra esistenza. Avere contezza del denaro che abbiamo in mano e che spendiamo suggerisce un comportamento meno imprudente rispetto alla semplice “passata” di carta, specie se il debito viene accumulato e la sua riscossione procrastinata. In molti sono già diventati consumatori compulsivi, perdere persino la consapevolezza della presenza materiale dei propri soldi peggiorerebbe la situazione.

I fanatici del pagamento elettronico sempre e comunque tirano fuori la questione dell’evasione, con il solito piglio autorazzista (gli italiani sono ladri ed evasori) e fanatico-progressista (questo è il futuro, non c’è alternativa). Peccato che la correlazione tra contante ed economia sommersa sia ancora tutta da dimostrare e la vera, grande evasione riguarda i grandi capitali e le multinazionali (per non parlare della criminalità organizzata), non i piccoli commercianti.

Evitiamo dunque di cadere ancora nella trappola del “divide et impera”. Questa nuova guerra tra poveri è, come tutte le altre, ingiusta, ipocrita e dannosa.

Matteo Brandi

Condividi su: