La satira secondo i Puente

Caro David Puente,
io capisco che fare lo scribacchino per Open non deve essere il massimo, ma ci sono tanti hobby che potresti fare per ingannare il tempo. Contare le formiche al parco, fare pugilato con i lampioni, costruire castelli di cracker… c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Invece hai deciso di unirti agli NPC italici in questa nuova crociata contro la satira che non vi piace. O che semplicemente non capite.

La finta prima pagina di Repubblica, da me creata, aveva una finalità ben precisa: dimostrare che la realtà può superare la fantasia. E difatti molti ci sono cascati, considerando plausibile che Repubblica scrivesse certe cose.

La pagina condensava le colonne portanti della narrazione progressista in Italia: l’esaltazione dell’immigrato, l’odio verso l’Italia e lo Stato, la fede cieca nell’Unione Europea e l’ipocrisia finto umanitaria.

Che qualcuno abbia creduto che Repubblica potesse scrivere che a San Donato ci fosse stato solo “un incidente” e che i bambini, scappando, avessero urlato “più Europa!”, dovrebbe far riflettere in primis il giornale stesso. Il quale ha perso negli anni tanta di quella credibilità e tanta di quella obiettività, da diventare la parodia di se stesso. Da qui il cortocircuito su cui ho giocato. Molti hanno ritenuto tale giornale capace di uscirsene con quei titoli. Altri hanno trovato in quelle parole, per quanto assurde, un sunto del pensiero di Repubblica.

Se poi tu e tutta l’illuminata redazione di Repubblica volete accusarmi di diffondere fake news, persino di giocare “sulla pelle dei 51 studenti”, arrivando addirittura a minacciare di denunciarmi (motivo per il quale mi è stato consigliato di cancellare il post originale), fate pure. Urlate e dimenatevi indignati come solo voi sapete fare.

La verità è che non tollerate il dissenso, lo sfottò e la critica rivolti a voi e a tutto ciò che rappresentate. La vostra occupazione primaria è redarguire il volgo che non vi segue più, indicandogli cosa sia giusto e cosa sia sbagliato dall’alto di una mai dimostrata superiorità morale.

E intanto a furia di seguire con zelo una visione di mondo sempre più in crisi, non vi siete resi conto di aver superato ogni possibile parodia. Non c’è satira che possa starvi dietro.

Al caldo nella vostra bolla, dovreste tendere meglio l’orecchio. Quelle rivolte nei vostri confronti ormai non sono più accuse o ingiurie, ma risate. Tante, tante risate.

Con immutata disistima,

Matteo

P.S. Chissà se questa la capisce.

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